Anna Mazzamauro - Una vita da Caratterista

Una vita da Signorina, per sempre 

Ci sono attrici che non hanno bisogno di ruoli da protagonista, di bellezza convenzionale o di copertine patinate per farsi ricordare. Basta una postura, un'inflessione, una risata che si arrampica sulle sillabe e ci scivola sopra con grazia sfacciata. Basta che salgano sul palco, e il sipario non è più lo stesso.

Anna Mazzamauro è proprio così. Un nome che sembra quasi inventato, un volto che la retina non dimentica. Un talento che, come lei stessa ha detto, "è una deformazione fisica e mentale". E forse è proprio questo che l'ha resa indimenticabile.

Nata a Roma il 1º dicembre 1938, Anna Maria – che quel "Maria" l'ha sempre un po' rinnegato – si è costruita da sola, pezzo dopo pezzo, scena dopo scena. Ha iniziato negli anni Sessanta, fondando il teatro "Il Carlino", un piccolo spazio romano che divenne rifugio per talenti come Bruno Lauzi, i Vianella, Elio Pandolfi. Un luogo che bruciò in un incendio – "non l'ho appiccato io!", ci tiene a sottolineare – ma che lasciò il segno.

Poi, la televisione, il cabaret, la musica: "Non cantare, spara" con Mina e il Quartetto Cetra, i dischi con i suoi personaggi grotteschi, e infine... lei. La Signorina Silvani.

Il ruolo che l'ha resa celebre, quello che l'ha fatta amare e, forse, anche un po' imprigionata. Nata da un provino andato "storto" – avrebbe dovuto essere Pina, la moglie di Fantozzi – la Silvani è diventata una maschera, una caricatura irresistibile del desiderio, della goffaggine, dell'illusione. Una vamp surreale, tragicomica, teatrale.

"Il successo della Silvani? Il suo, non il mio", ha detto. Ma è impossibile separarle. Perché quella donna dai capelli cotonati e l'aria perennemente infastidita è diventata, a suo modo, un'icona. E se il cinema l'ha spesso trascurata, lei ha sempre avuto un palcoscenico dove tornare.

Perché il teatro è la sua casa. Lì dove l'emozione è viva, dove si trema prima di entrare in scena e si ride senza sapere se si riderà davvero. Lì dove Anna è stata Cyrano, Medea, Anna Magnani. Lì dove ha scritto e recitato "Nuda e cruda", "Divina", "Brava, bravissima… anche meno!", portando in scena se stessa, i suoi ricordi, i suoi sogni, e quel pizzico di follia che la rende ogni volta sorprendente.

"Non sono dolce", dice. "Sono atipica, con l'alpha privativa". E ride. Ma dietro quella risata c'è una forza rara, una consapevolezza feroce, una fame d'arte che non si è mai saziata.

Ha amato, ha avuto una figlia, ha vissuto. Non si è mai dichiarata arrivata. Nemmeno oggi, dopo premi, riconoscimenti e applausi a scena aperta. Perché, come ripete spesso, "fino all'Oscar non si può dire di essere arrivati".

E forse non ci arriverà mai. Ma non importa. Perché Anna Mazzamauro è già eterna. Con la sua voce un po' roca, il sorriso tagliente, e lo sguardo che sa essere buffo, tragico, malinconico. Tutto insieme. Come la vita. Come lei.

E se davvero un giorno dovesse andarsene, sarà con un monologo sulle labbra e il sipario ancora aperto. Perché questa "Signorina" è, e resterà per sempre, una delle più grandi.

Sasha Bazzov


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