
Bem - Il Mostro Umano - Serie Completa
Nel 1968, mentre l'Occidente attraversava rivoluzioni culturali e il cinema si liberava dai codici classici, il Giappone, ancora segnato dalle cicatrici del dopoguerra, dava vita a un'opera che, sotto il profilo dell'animazione, sarebbe diventata pionieristica: Yōkai Ningen Bem, giunto in Italia come Bem il mostro umano. Più che un semplice anime, fu pensato per un pubblico adolescenziale, capace di affrontare i temi profondi e le atmosfere crepuscolari di una narrazione che univa horror, filosofia e malinconia.
Concepita da Saburō Sakai e Nobuhide Morikawa, prodotta dal piccolo studio Daichi Dōga, la serie si compone di ventisei episodi trasmessi tra l'ottobre 1968 e il marzo 1969 su Fuji TV. In Italia arrivò nel 1982 su Rete 4, in una versione parzialmente censurata per contenuti ritenuti troppo forti: scene gotiche, riferimenti al satanismo e al cannibalismo, e un tono costantemente oscuro la resero oggetto di tagli e polemiche, pur mantenendo intatta la sua aura perturbante. La sigla italiana, composta e cantata da Nico Fidenco con un coro di bambini, divenne a sua volta un piccolo cult, contribuendo a fissare il ricordo della serie nell'immaginario di un'intera generazione.
La storia è una parabola tragica: Bem, Bera e Bero, tre esseri nati da un esperimento genetico, vagano in una città corrotta difendendo i deboli e combattendo il male, pur venendo respinti a causa del loro aspetto mostruoso. Il loro desiderio è quello di diventare umani, ma ogni episodio si chiude con l'ennesima fuga, con la consapevolezza che la bontà non sempre viene riconosciuta. In questa struttura ciclica riecheggiano le leggende morali, i feuilleton gotici, ma anche l'archetipo dell'homme incompris, il diverso che la società rifiuta di accogliere.
L'estetica della serie, lontana dagli standard rassicuranti dell'animazione coeva, affonda le sue radici nel cinema espressionista tedesco. I fondali sembrano evocare i chiaroscuri di Caligari o Nosferatu, mentre la figura di Bera richiama l'iconografia delle streghe gotiche, con tratti che rimandano a La maschera del demonio di Mario Bava e al personaggio di Asa Vajda, interpretato da Barbara Steele. Gli episodi attingono anche alla letteratura dell'orrore: da Poe a Le Fanu, da Lovecraft a Shelley, con riferimenti disseminati nella narrazione, come nel caso della Candela del demonio, che affronta il tema del sabba, o della Sirena dell'isola della morte, che riprende il mito classico in chiave macabra.
La colonna sonora, firmata da Masahiro Uno, si allontana dai motivi melodici per abbracciare il jazz modale, i temi noir, le dissonanze free, rendendo l'ascolto parte integrante dell'esperienza narrativa. Le note irregolari accompagnano la tensione crescente, contribuendo all'inquietudine emotiva che pervade la serie, come accade nei film di Polanski o nei momenti più disturbanti di Herrmann per Hitchcock.
Al di là del suo impianto horror, Bem è una meditazione sull'identità, la solitudine, l'emarginazione. I tre protagonisti sono creature tragiche, alla ricerca di un'umanità che sfugge loro, non per mancanza di merito, ma per un mondo incapace di vedere oltre l'apparenza. Solo i bambini, puri nello sguardo, riescono talvolta a riconoscere il bene. La città in cui si muovono è un non-luogo, un crocevia di architetture gotiche, paludi, villaggi mitteleuropei e cimiteri dimenticati, che compongono una geografia dell'inconscio degna della narrativa simbolista.
Nonostante i limiti tecnici dovuti a un budget ridotto e a una parte dell'animazione affidata a studi coreani, Bem il mostro umano ha lasciato una traccia profonda. Ha generato remake, adattamenti live action, un film conclusivo (Become Human, 2020), e ha influenzato opere come Devilman, Tokyo Ghoul, Parasyte. È un esempio raro di animazione che non consola, ma interroga, che non edulcora, ma scava tra le pieghe dell'ambiguità morale.
A distanza di decenni, la sua lezione è ancora viva: l'umanità non è un tratto biologico, ma una conquista etica. E il vero orrore, forse, non abita i mostri, ma chi non sa più riconoscerli dentro di sé.
Ogni settimana due nuovi episodi!
Sasha Bazzov