Giada si sente grassa
La verità la colpisce brutale mentre fissa il proprio riflesso nello specchio del bagno – il suo corpo ancora perfetto che si trasforma in un enigma di carne e ossa. Le dita corrono sulla pelle liscia cercando imperfezioni invisibili, rigonfiamenti sospetti, smagliature improvvise.
«Ma figurati, tesoro!», esclama Mara spalancando le braccia come fa sempre quando vuole abbracciare il mondo intero. «Sarà la ritenzione idrica, o quel maledetto glutine che ti perseguita. O forse», aggiunge con un sorriso sghembo, «è tutta colpa di quella cassata siciliana che ti sei divorata ieri sera!». Giada sorride e finge indifferenza, ma un terrore viscerale le divora lo stomaco, propagandosi in ogni fibra del suo essere. Giada si sente grassa.
Giorno dopo giorno, il corpo inizia una metamorfosi inarrestabile. Nel suo grembo, un feto sviluppa organi e tessuti con meticolosa precisione biologica, mentre la sua carne si ribella alle leggi naturali in un vortice di decadimento accelerato. La pelle si raggrinzisce come carta vecchia, le articolazioni scricchiolano come legno marcio, i muscoli si afflosciano come cera al sole. I telomeri si sgretolano, le cellule impazziscono in una senescenza accelerata, le ossa si svuotano come anfore antiche. Il ventre, paradossalmente, si gonfia di vita nuova mentre l'epidermide, un tempo levigata, si trasforma in una mappa di rughe che raccontano decenni mai vissuti.Nei corridoi dell'ospedale, i medici passano di mano in mano i referti con occhi sgranati: la Sindrome di Hutchinson-Gilford le sta divorando il tempo, settant'anni di vita consumati in nove mesi di gestazione, un'equazione impossibile che la scienza può solo osservare impotente. Nel reparto maternità, Giada - ormai un guscio fragile di novant'anni - stringe al petto sua figlia con le ultime forze rimaste. Le sue mani tremanti, disseminate di chiazze senili scure come corteccia marcita, accarezzano quella vita vermiglia appena sbocciata. L'aria asettica dell'ospedale brucia nei suoi polmoni esausti mentre tenta un ultimo sorriso con le labbra screpolate e bluastre. Il monitor cardiaco rallenta il suo ritmo, finché non resta che un lungo suono continuo. La bambina si chiamerà Giada, in memoria di una madre consumata dal tempo.
Il fluire delle stagioni trasforma la piccola Giada in una giovane donna. Accumula ricordi, conquiste e delusioni, assapora la dolcezza della cassata siciliana e la gioia delle risate con le amiche. Fino a quando, in un mattino qualunque, la verità la colpisce brutale mentre fissa il proprio riflesso nello specchio del bagno - il suo corpo ancora perfetto che si trasforma in un enigma di carne e ossa. Le dita corrono sulla pelle liscia cercando imperfezioni invisibili, rigonfiamenti sospetti, smagliature improvvise. Giada si sente grassa.
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