
Il serial killer di Roma - Il Mostro - 1994
Roma, metà anni '90. La città è in fermento, sospesa tra un'euforia post-Tangentopoli e il disagio crescente delle sue periferie. Ma in una zona grigia tra modernità e degrado, qualcosa di più oscuro si muove silenziosamente. Da mesi, una scia di sangue attraversa le strade ai margini della capitale. Donne, sempre sole, sempre fragili agli occhi dell'opinione pubblica, vengono brutalmente aggredite, seviziate, uccise. Nessun indizio concreto, nessun testimone, nessun errore da parte del killer. Solo un dettaglio: lo schema che si ripete, sempre. E, come spesso accade in questi casi, i giornali iniziano presto a dargli un nome. "Il Mostro".
Per l'agente Jessica Rossetti, giovane e inesperta agente di polizia, è il primo caso importante. Ma non è solo un'indagine: è una missione personale. Quando le viene proposto di partecipare sotto copertura a un'operazione sperimentale, accetta senza esitazione. Il sospetto è un uomo di nome Loris, disoccupato, solitario, con una vita fatta di espedienti e piccoli inganni. Un tipo strano, sgraziato, apparentemente innocuo, ma che secondo il profiler incaricato dell'indagine, il professor Paride Taccone, noto criminologo e psichiatra, corrisponde perfettamente al profilo del serial killer.
Taccone è convinto che il mostro sia un soggetto borderline, con difficoltà relazionali, disfunzioni sessuali latenti e una profonda frustrazione sociale. "Un incel ante litteram", lo definisce davanti ai colleghi. Per confermare questa tesi, la polizia decide di mettere Jessica a convivere con Loris, fingendosi una ragazza in difficoltà in cerca di un alloggio condiviso. L'obiettivo è semplice: provocarlo. Stuzzicarlo, spingerlo al limite, aspettare che ceda e mostri il suo vero volto. Ma le cose non vanno come previsto.
Jessica si trasferisce da Loris e inizia il suo lavoro. I primi giorni sono assurdi. Loris è un disastro vivente. Confuso, disorganizzato, costantemente in bilico tra il ridicolo e il patetico. Ma non c'è nulla di veramente minaccioso in lui. Anzi, spesso sembra lui ad avere paura. Le situazioni in cui Jessica tenta di metterlo alla prova, entrando in bagno mentre lui è dentro, vestendosi in modo provocante, facendo allusioni esplicite, si concludono in modi grotteschi, al limite dell'assurdo, più simili a fraintendimenti tragicomici che a segnali di una mente deviata.
Col passare dei giorni, Jessica comincia a dubitare. Loris non è un attore, non può fingere così bene. E poi c'è qualcosa nei suoi occhi, un'ingenuità sincera che cozza con la brutalità dei delitti. Ma ogni volta che prova a parlarne con Taccone o con il commissario Frustalupi, si scontra con un muro. "Sta recitando. È una maschera. I serial killer sono così. Bravi a sembrare normali, finché non uccidono". Le viene risposto con tono secco.
Eppure, Jessica continua ad avere il sospetto che stiano guardando dalla parte sbagliata. È in quel momento che la storia cambia. Un nuovo omicidio scuote Roma, e viene compiuto mentre Loris è con Jessica, sotto sorveglianza. Un alibi perfetto, in teoria. Eppure, Taccone insiste: "Il mostro sta accelerando. È più audace. È la conferma che stiamo stringendo il cerchio". Ma Jessica non ci sta. Comincia a indagare per conto suo, scavando nei rapporti passati di Loris, nei suoi movimenti. Scopre che ha frequentato, per poco tempo, un corso di lingua cinese, nel tentativo di ottenere un colloquio in una multinazionale. Un dettaglio insignificante, apparentemente. Ma è lì che trova la prima crepa.
Il professore di cinese è un uomo strano, silenzioso, metodico. E soprattutto, vive nei pressi delle zone in cui sono avvenuti gli omicidi. Jessica comincia a collegare date, orari, percorsi. E quello che emerge è inquietante: l'unico vero legame tra tutte le vittime è proprio lui.
Quando corre a riferirlo al commissario, è troppo tardi. Loris, ignaro di tutto, si è rifugiato proprio a casa del professore, inseguito dalla polizia che lo crede l'assassino e da una folla infuriata che vuole linciarlo. Jessica arriva giusto in tempo per fermare il vero mostro, che stava per colpire ancora.
Il caso è chiuso. Il killer è smascherato. Loris viene scagionato. Ma per Jessica, nulla sarà più come prima.
Il suo volto è finito sui giornali. "La poliziotta che ha incastrato il vero mostro". Ma dentro, non c'è orgoglio. Solo un senso di disagio. Perché il sistema ha fallito. Ha costruito un colpevole perfetto, solo perché non sapeva dove guardare.
Il serial killer di Roma era un uomo insospettabile, colto, stimato. E nessuno, tranne lei, aveva osato dubitare della narrativa ufficiale.
Questa è la storia di Jessica Rossetti, agente semplice, che ha osato ascoltare il silenzio di un uomo troppo buffo per essere pericoloso. Questa è la storia di Loris, accusato per la sua diversità. Questa è la storia di un'Italia che ride per non piangere, che guarda il telegiornale mentre cena, e che dimentica troppo in fretta. Ma soprattutto, è la storia di un'indagine sbagliata. E di una verità che, per un attimo, ha rischiato di non essere mai scoperta.
Sasha Bazzov