
Jimmy il Fenomeno - Una vita da Caratterista
Origene Luigi Soffrano
Ci sono attori che non hanno bisogno di una frase memorabile, di un monologo o di un primo piano per restare impressi nella memoria. Basta uno sguardo, un gesto, una risata. Basta che entrino in scena, ed è impossibile dimenticarli.
Jimmy il Fenomeno era proprio così. Un volto che non si confondeva con nessun altro. Un nome che sembrava uno scherzo, ma che racchiudeva dentro di sé una storia lunga, tenera, a tratti surreale.
Il suo vero nome era Origene Luigi Soffrano. Nato a Lucera, in provincia di Foggia, il 22 aprile 1932, da una famiglia semplice: padre barbiere, madre casalinga. Una vita comune, almeno fino a quel provino alla Titanus, quando un giovane attore di fotoromanzi, Rosario Borelli, lo porta con sé per tentare la fortuna.
E la fortuna, per una volta, non si gira dall'altra parte. Jimmy
viene scelto per il film "Gambe d'oro" accanto a Totò.
Venticinquemila lire di compenso e una battuta indimenticabile del
Principe della risata:
"Ho girato il mondo intero, ma una
faccia da fesso come la tua non l'avevo mai vista."
Quella faccia, in effetti, era un dono. Strabismo evidente, mimica stralunata, parlata dialettale, agitazione continua, e soprattutto quella risata sconclusionata che sembrava uscita da un cartone animato. Una forza comica talmente involontaria da essere, paradossalmente, perfetta.
Il nome d'arte "Jimmy il Fenomeno" gli viene affibbiato poco dopo, dalla produttrice Vania Protti, moglie di Teddy Reno, mentre lavora al musicarello "Io bacio... tu baci". Da quel momento, comincia la sua lunga marcia attraverso il cinema italiano.
In quasi cinquant'anni di carriera prende parte a oltre centocinquanta film. Non è mai protagonista, non ha mai un ruolo centrale, ma quando appare, il pubblico lo riconosce subito. È il postino, il bidello, il passante, l'erotomane, la signora eccentrica. È tutti e nessuno. Eppure, sempre lui.
Dagli anni Sessanta in poi, è ovunque: nelle commedie con Totò, Ugo Tognazzi, Walter Chiari, Nino Manfredi, Aldo Fabrizi. Poi nei western all'italiana, nei musicarelli, nei film di Salce, Risi, Corbucci. E infine, nella commedia sexy all'italiana degli anni Settanta e Ottanta, dove il suo volto buffo fa da contraltare alla bellezza di Edwige Fenech o Nadia Cassini.
Con Lino Banfi, Alvaro Vitali e Renzo Montagnani, è una presenza fissa. Il pubblico lo aspetta al varco, anche solo per una comparsata. Perché Jimmy, dicono, "porta fortuna". E forse è vero. Oppure, più semplicemente, Jimmy fa tenerezza. Fa ridere, ma anche sorridere con dolcezza.
Nel 1980 appare in La settimana bianca di Mariano Laurenti, stavolta nei panni di una signora, non accreditato nei titoli principali, ma come sempre perfettamente riconoscibile. E nello stesso periodo sbarca in televisione, nel programma cult "Drive In" di Antonio Ricci. Spalla di Ezio Greggio, viene travestito da portachiavi, da lampadario, da qualsiasi oggetto assurdo. Eppure, anche lì, Jimmy funziona. Perché è sincero. Perché non finge.
Gli anni Novanta, però, sono meno generosi. Le occasioni si diradano, le apparizioni si fanno più rare. L'ultima pellicola in cui compare è il film "Jolly Blu", dedicato al gruppo 883, nel 1998. Poi, il buio.
Si trasferisce a Milano, ospite prima di un hotel di proprietà di
un amico, poi, dal 2003, in una casa di riposo nel quartiere
Corvetto. Le sue condizioni di salute peggiorano, perde l'uso delle
gambe, si muove in sedia a rotelle.
Con l'aiuto del fratello
Mario e di un amico, prova a ottenere il sussidio previsto dalla
Legge Bacchelli per gli artisti in difficoltà. Ma non ci riesce. A
nulla servono le raccolte fondi, gli appelli.
Eppure, Jimmy il Fenomeno non si lamenta. Sorride. Anche nei momenti peggiori.
Muore il 6 agosto 2018, a 86 anni. Silenziosamente, senza clamore. Ai funerali, pochi volti noti. Nessuno dei grandi attori con cui aveva lavorato per una vita. E dire che lui, a modo suo, aveva fatto grande il cinema popolare italiano.
Aveva persino espresso un ultimo desiderio: essere imbalsamato ed esposto al Victor Bar di Riccione. Ma il sogno resterà solo un'idea bizzarra, come lui. Le sue spoglie riposano nel cimitero di Chiaravalle, a Milano.
Jimmy il Fenomeno era un personaggio fuori dal tempo. Grottesco, surreale, fragile e irresistibile. Non aveva tecnica, non aveva metodo. Ma aveva qualcosa che pochi attori possiedono davvero: l'autenticità.
E nel cinema – quello vero – a volte basta questo per diventare eterno.
Sasha Bazzov