Leslie Nielsen e la risata come atto tragico

L'uomo che non rideva mai

Nella storia della comicità cinematografica, pochi volti hanno assunto una funzione comica così radicale e paradossale come quello di Leslie Nielsen. Attore canadese, nato nel millenovecentoventisei, Nielsen attraversò per decenni il cinema e la televisione americana in ruoli drammatici o autoritari, spesso come medico, ufficiale o comandante, sempre con quella presenza austera e inflessibile che sarebbe diventata la sua arma comica più devastante. È infatti nella seconda metà della sua carriera, grazie all'intuizione del trio Zucker, Abrahams,Zucker, che Nielsen si trasforma in uno dei grandi comici del secolo, pur senza mai cambiare espressione.

La sua comicità si fonda su un'idea antica: la serietà come detonatore del ridicolo. In questo senso, Nielsen si inserisce in una genealogia nobile e precisa. Buster Keaton, gigante del cinema muto, era noto come "the Great Stone Face", la grande faccia di pietra. Nei suoi film, anche nei momenti più catastrofici, non rideva mai: attraversava la tempesta restando imperturbabile ed era proprio questa impassibilità a scatenare la risata. Allo stesso modo, Harold Lloyd, con i suoi occhiali rotondi da everyman e la fisicità ansiosa, incarnava l'uomo comune gettato nel caos, mantenendo una compostezza sempre sul punto di crollare. Entrambi rappresentano un tipo di comico che non cerca la risata ma la provoca per attrito.

Leslie Nielsen, nel ruolo dell'agente Frank Drebin in Una pallottola spuntata del millenovecentoottantotto, eredita e aggiorna questa lezione. Drebin non è consapevole di essere ridicolo, non è mai ironico, non strizza l'occhio allo spettatore. Dice le cose più assurde con la gravità di un annunciatore radiofonico. In un mondo che implode per eccesso di logica distorta, lui resta serissimo e per questo irresistibile.

👉 Esempio:

Frank: "Pensa che la prossima volta che ammazzo qualcuno, potrei essere arrestato."
🚨 ➤ Un poliziotto che si lamenta dell'ipotesi di essere punito per omicidio. Cinismo al cubo.

Pronunciata con tono neutro e sguardo assente, questa battuta esemplifica alla perfezione il suo metodo: non è la frase a far ridere, è il fatto che lui la dica davvero, senza un briciolo di consapevolezza. Frank Drebin è un uomo tragicamente serio in un universo comico, e proprio per questo produce un cortocircuito comico esplosivo.

Anni '80: il ritorno dell'assurdo e l'attacco alla logica narrativa

Il cinema comico americano degli anni '80 vive un momento di rifondazione. Dopo un decennio dominato da commedie sofisticate, satira sociale e humor verbale , basti pensare a Woody Allen, Mel Brooks o al Saturday Night Live , con l'arrivo degli Zucker e di Jim Abrahams si assiste a un ritorno all'assurdo puro, al gesto comico scollegato dalla coerenza narrativa. È il trionfo del nonsense come linguaggio.

Con Airplane! (1980), manifesto del nuovo slapstick postmoderno, il trio ZAZ rompe ogni regola del montaggio classico, del dialogo funzionale e della costruzione psicologica del personaggio. I loro film non raccontano una storia: la sabotano dall'interno, accumulando gag, giochi di parole, rovesciamenti logici e interruzioni surreali. Una pallottola spuntata nasce come spin-off della loro serie TV sfortunata Police Squad! del millenovecentoottantadue, e rappresenta l'applicazione sistematica di questa poetica al genere poliziesco, ormai pienamente codificato.

In questo contesto, Frank Drebin è la figura perfetta: un poliziotto classico, testardo, virile, ma gettato in un universo dove le parole hanno peso zero, le regole si contraddicono, e tutto è possibile tranne la coerenza. Il film del millenovecentoottantotto è un manuale di decostruzione comica: ogni cliché viene smontato, ogni battuta è una mina sotto la grammatica del genere.

👉 Esempio:

Frank: "Se io vedo cinque strani individui in toga che pugnalano un uomo nel bel mezzo di un parco davanti a centinaia di persone, li faccio fuori quei bastardi! Questa è la mia linea politica."
👑 ➤ Drebin spara a una compagnia teatrale convinto sia un omicidio. Satira, ignoranza e violenza in una frase sola.

In questa battuta, il gesto parodico non è solo comico: è un atto critico. Drebin distrugge Shakespeare con la stessa disinvoltura con cui spara al buon senso , e il pubblico ride perché riconosce il bersaglio.

 Parodia, scorrettezza e anarchia: ridere come atto sovversivo

Una pallottola spuntata è figlia di un'epoca in cui la comicità si fa più audace, più spregiudicata, più "scorretta". Ma non si tratta di provocazione gratuita: la scorrettezza è uno strumento di disvelamento. Il film gioca con stereotipi di genere, sessuali, razziali e professionali non per confermarli, ma per mostrarne l'inconsistenza. È un'operazione simile a quella che faceva il cabaret dadaista o la commedia dell'assurdo: mostrare il ridicolo delle convenzioni attraverso la loro esasperazione.

Lo humour scorretto di Drebin , il suo sessismo di maniera, l'omofobia involontaria, il razzismo "innocente", è una caricatura del maschio americano medio. Non è un personaggio positivo, ma una figura tragica, goffa, disarmata. In un mondo complesso e imprevedibile, lui si rifugia in certezze idiote. E noi ridiamo perché ci riconosciamo e ce ne distanziamo.

👉 Esempio:

Frank: "Può essere stata una banda di assassini, vagabondi, un ricattatore, un marito arrabbiato o un amante gay."
Ed: "Frank, ti prego, c'è sua moglie."
🌈 ➤ Omofobia usata come gag, oggi decisamente scivolosa.

Oggi questa battuta può sembrare datata, ma nel 1988 era un modo per svelare l'ipocrisia dell'ordine patriarcale. L'umorismo di Drebin è reazionario solo in superficie: in realtà è una demolizione del potere.

 L'oggetto quotidiano come detonatore del surreale

Un tratto distintivo del film è l'uso dell'oggetto quotidiano come elemento perturbante. Il bidet, la lavatrice, il castoro, l'occhio aperto: tutto ciò che nella vita reale è banale, nel film diventa epicentro del paradosso. È una comicità che lavora per slittamento semantico: un oggetto perde il suo significato letterale e ne assume uno grottesco, sessuale, violento o poetico.

Questo meccanismo ricorda molto l'umorismo dei surrealisti, che accostavano oggetti incongrui per creare senso dal non-senso. Ma mentre in Dalí il paradosso è angosciante, nei fratelli Zucker è liberatorio. Lo spettatore ride perché il reale si incrina, e in quella crepa si intravede una verità più profonda: che il mondo non ha senso , e forse non l'ha mai avuto.

👉 Esempio:

Jane: "Frank, ho paura."
Frank: "Anch'io. Ma è una paura virile. Come quella di un uomo che sta per fare il bucato per la prima volta."
🧺 ➤ Una perla d'assurdo: il coraggio maschile ridicolizzato da una lavatrice. Grottesco e geniale.

Qui un gesto quotidiano , fare il bucato , viene elevato a rito iniziatico. Il maschio americano si misura non con la guerra o l'onore, ma con l'elettrodomestico. E perde.

 Eredità e influenza: il comico come grammatica del caos

A distanza di oltre trent'anni, Una pallottola spuntata resta una pietra miliare della comicità cinematografica. Ha influenzato decine di parodie successive , dai film di Mel Brooks ai Scary Movie, fino a serie come Brooklyn Nine-Nine o Archer, ma nessuna ha raggiunto la sua precisione linguistica. Perché non basta mettere insieme gag e battute: serve una visione del mondo, una filosofia del ridicolo.

Il film funziona perché crede nel caos. Non cerca la risata facile: la costruisce, la prepara, la fa esplodere nei momenti più inattesi. E Leslie Nielsen è il perfetto sacerdote di questo culto: non ride mai, e per questo ci fa ridere sempre.

👉 Esempio:

Frank: "Lo so, ma rischi anche alzandoti la mattina, attraversando la strada o facendoti il bidè col ventilatore."
💨 ➤ Surreale, geniale, perfettamente idiota.

Una frase che è puro nonsense, ma che in fondo dice tutto: la vita è pericolosa, l'assurdo è ovunque, e l'unica risposta sensata è ridere.

 Conclusione – Il ridicolo come arma contro l'ordine

La comicità di Una pallottola spuntata non è solo demenziale. È una forma di resistenza. Contro il buon gusto, contro le regole del genere, contro la logica lineare. Drebin non è un eroe, ma un sopravvissuto del linguaggio: ogni sua frase è un fallimento comunicativo, ogni sua azione un errore, ma proprio per questo è umano, troppo umano.

Nel cinema contemporaneo, dove spesso la commedia si piega all'autocensura o alla compiacenza, l'irruzione di questo tipo di comicità resta una lezione: ridere è un gesto serio. E Frank Drebin, con la sua espressione vuota e il suo cervello in corto circuito, ci ricorda che il comico più profondo è quello che non sa di esserlo.

👉 Esempio (epilogo perfetto):

Frank: "Abbi cura di te, bambina. A proposito, erano tutti finti i miei orgasmi."
💔 ➤ Frase finale che distrugge ogni romanticismo.

Una dichiarazione d'amore che chiude con una deflagrazione grottesca: il sentimento è reale, ma l'ultima parola spetta al ridicolo.

Sasha Bazzov


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