
Scapoli vs Ammogliati - Fantozzi (1975)
È il 1975. Sotto Ponte Marconi, il fiume della capitale scorre lento e torbido, e il campetto abbandonato di Lungotevere Dante è il teatro perfetto per una partita che non si dovrebbe mai giocare, ma che resterà negli annali.
A sfidarsi sono gli Scapoli in maglia rossonera, guidati dal bomber Calboni: sedicente gigolò e petomane impenitente. Dall'altra parte, gli Ammogliati, costretti in una divisa celeste pallido, capitanati — non si sa per quale motivo — da Fantozzi, ragionier Ugo, matricola 7829/bis. È un duello antico, dove vecchie rivalità d'ufficio affondano nella polvere e nell'umiliazione.
A governare la partita, il geometra Filini, che nel tempo libero ama organizzare eventi aziendali e partecipare a grigliate di pesce ratto, che a lui sinceramente piace.
Per gli uomini di Calboni è una rivincita: l'anno precedente, infatti, gli Ammogliati avevano vinto di misura, tre infarti a due annegati.
Ma fin dal tormentato fischio d'inizio, le cose prendono una piega chiara. Gli Scapoli sono meno fisicamente inetti, e il bomber Calboni viene lasciato libero in area di rigore. Lui — un cobra sempre pronto ad approfittarsi delle difficoltà altrui — infila il portiere avversario sul primo palo. Il vantaggio scatena il caos.
Il trio arbitrale, guidato da Filini, appare completamente incapace di tenere le redini dell'incontro. Gli Scapoli approfittano più volte della baraonda per infliggere il colpo di grazia, ma il numero uno celeste, l'Avvocato, dimostra di essere il più in forma in campo e salva il risultato in diverse occasioni.
Purtroppo per lui, le pessime condizioni atletiche e la scarsa coordinazione del suo capitano lo costringono a subire ben due autogol: il primo su rimessa dal fondo, che provoca lo sdegno dei compagni — alcuni vorrebbero linciarlo — e il secondo su un retropassaggio di testa.
Al dodicesimo minuto del primo tempo, però, il capitano celeste ha uno scatto d'orgoglio: si invola sulla fascia destra. Le gambe vanno, la testa è leggera, l'estasi atletica lo pervade. Il cuore batte forte. Forse troppo.
Ed è a questo punto che compare l'immancabile nuvolone dell'impiegato, puntuale ogniqualvolta un dipendente osi divertirsi. Pioggia fitta, gelida, verticale flagella il campetto. Roma, intorno, rimane all'asciutto.
Il terreno diventa un pantano. La confusione prende il sopravvento. Fantozzi, piantato nel fango, alza lo sguardo. E la vede. Sulla traversa, nitida, maestosa, la figura di San Pietro agita sorniona le chiavi del Paradiso. Non è una visione. È un segnale. La partita sta per finire. Il fondo è stato toccato.
L'arbitro prova a far rimbalzare la palla, ma niente da fare: partita sospesa sul 3 a 0 per gli Scapoli. Nessuno protesta. Nessuno gioisce. Solo bracciate verso casa.
La partita dell'anno finisce con il consueto senso di umiliazione.
Sasha Bazzov