Sherlock Holmes: Il Genio della Deduzione e il Mito della Letteratura Gialla
Introduzione

Alzi la mano chi, sentendo il nome Sherlock Holmes, non ha immediatamente visualizzato un uomo alto e asciutto, con una pipa tra le labbra, un cappello deerstalker calcato in testa e la frase "Elementare, Watson!" già pronta a riecheggiare nella mente. Perfetto. Ora abbassate pure la mano, perché vi devo dare una notizia: questo Holmes non esiste.
O meglio, esiste, ma non nei racconti di Sir Arthur Conan Doyle. Il cappello da cacciatore di cervi? Un'invenzione degli illustratori. La frase iconica? Mai pronunciata in quella forma nei libri. Eppure, come accade ai veri miti, Sherlock Holmes è diventato molto più grande di ciò che il suo autore aveva immaginato, trasformandosi da personaggio letterario a leggenda vivente.
Ma chi è davvero Sherlock Holmes? E, soprattutto, come si è salvato dal suo stesso creatore, che a un certo punto decise di ucciderlo, salvo poi doverlo resuscitare sotto la pressione di un pubblico inferocito? Questo articolo esplorerà la nascita del detective più famoso della letteratura, le sue caratteristiche uniche e le tante curiosità che lo circondano, tra geniali trovate narrative, incongruenze mai spiegate e leggende nate fuori dalle pagine.
Dunque, affilate la mente, prendete la lente d'ingrandimento e preparatevi a seguire le tracce del grande investigatore di Baker Street. Perché, come diceva proprio lui: "Quando hai eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità."
Un Medico, un Investigatore e un Caso di Identità Scambiata

Sherlock Holmes nasce in un laboratorio di anatomia. No, non come esperimento segreto di un folle scienziato vittoriano, ma nella mente di un giovane medico scozzese che, tra una dissezione e l'altra, osservava il suo professore diagnosticare malattie con una rapidità quasi sovrannaturale. Quel medico era Arthur Conan Doyle, e il professore che gli fece scoprire il potere dell'osservazione si chiamava Joseph Bell.
Bell non era un uomo qualunque: insegnava all'Università di Edimburgo e aveva un'abilità prodigiosa nel dedurre dettagli sulla vita dei suoi pazienti semplicemente osservandoli. Un contadino entrava nel suo studio e, prima ancora che dicesse una parola, Bell lo scrutava e dichiarava:
"Coltiva orzo, ma è stato in città negli ultimi giorni. E soffre di mal di schiena."
Il paziente, sbalordito, annuiva. Bell allora spiegava:
"I calli sulle mani indicano il lavoro nei campi, ma sotto le scarpe ha polvere di strada cittadina. E il modo in cui si muove mi dice che ha dolore alla schiena."
Conan Doyle, affascinato da questo metodo quasi magico, decise di trasferirlo sulla pagina e di creare un personaggio che avrebbe applicato la stessa logica… ma per risolvere crimini.
Uno studio in rosso: la nascita del mito
Fu così che, nel 1887, nacque Sherlock Holmes, protagonista del romanzo Uno studio in rosso. Qui, per la prima volta, il mondo incontrava un detective diverso da tutti quelli apparsi prima: freddo, razionale, distante, capace di leggere una stanza come un libro aperto e di ricostruire la vita di un uomo con un solo sguardo.
Ma Holmes non era solo. Accanto a lui, fin dalla prima avventura, c'era il dottor John Watson.
Watson, ex medico militare ferito in Afghanistan, era l'uomo perfetto per raccontare le gesta di Holmes. Era un uomo comune, intelligente ma non un genio, con la curiosità giusta per osservare il detective con ammirazione e un pizzico di frustrazione. Era il nostro punto di accesso al mondo di Baker Street.
Il romanzo si apre con Watson che torna a Londra dopo la guerra e cerca un coinquilino con cui dividere le spese. Un conoscente gli presenta un eccentrico chimico e investigatore privato: Sherlock Holmes. Quando Watson visita il laboratorio dove Holmes si esercita, lo vede esclamare con entusiasmo:
"Ho scoperto un nuovo reagente per individuare tracce di sangue! È più importante che scoprire una nuova stella!"
Watson, perplesso, accetta comunque di dividere l'appartamento con lui. Ed è così che ha inizio una delle amicizie più celebri della letteratura.
Il caso che i due affrontano in Uno studio in rosso è un omicidio apparentemente inspiegabile: un uomo viene trovato morto in una casa abbandonata, senza segni di violenza, ma con la parola "RACHE" scritta col sangue sul muro. La polizia brancola nel buio, ma Holmes capisce subito che non è una parola tedesca (come crede l'ispettore Lestrade), ma l'inizio di "Rachel", il nome di una donna coinvolta nella vicenda.
Con una serie di deduzioni precise come lame, Holmes smonta ogni teoria errata e ricostruisce la storia di vendetta che si cela dietro l'omicidio. La soluzione del mistero porta il lettore dagli eleganti salotti londinesi ai deserti dello Utah, in una narrazione che mescola il thriller con il western.
Ma c'è un dettaglio importante: Holmes non è ancora l'icona che conosciamo oggi. Manca l'eleganza dei racconti successivi, manca la mitologia che si svilupperà in seguito. È un personaggio più rude, più brusco, quasi un puro strumento della logica.
La trasformazione di Holmes e il successo su The Strand Magazine
Il vero Sherlock Holmes, quello che sarebbe diventato un fenomeno mondiale, nasce qualche anno dopo.
Dopo il discreto successo di Uno studio in rosso e del successivo Il segno dei quattro, Conan Doyle inizia a scrivere racconti brevi per The Strand Magazine, una rivista illustrata che pubblica storie a puntate. È qui che Holmes fiorisce: grazie alle illustrazioni di Sidney Paget, il detective acquista il suo aspetto iconico, e grazie alla serializzazione, i lettori iniziano ad appassionarsi ai suoi casi.
Holmes diventa più raffinato, più teatrale, più affascinante nelle sue stranezze. Watson, sempre al suo fianco, è il perfetto contraltare: mentre il dottore si sforza di capire, Holmes dimostra costantemente di essere sempre tre passi avanti.
Alcuni dei casi più celebri di questo periodo includono:
"Uno scandalo in Boemia", in cui il detective affronta l'unica persona che lo abbia mai messo in difficoltà: Irene Adler, "la donna" per eccellenza.
"Il mistero della fascia maculata", una delle storie più inquietanti, in cui Holmes scopre un delitto commesso con un serpente velenoso.
"L'avventura dei cinque semi d'arancio", che anticipa il genere delle lettere minatorie e delle società segrete, con un chiaro riferimento al Ku Klux Klan.
Il successo è immediato. I lettori vogliono sempre più Sherlock Holmes.
Ma c'è un problema: Conan Doyle non lo sopporta più.
Sherlock Holmes muore: il caso più sconvolgente di tutti
Con il passare degli anni, Conan Doyle si sente prigioniero del suo stesso personaggio. Il pubblico lo adora, ma lui vorrebbe dedicarsi ai romanzi storici, che considera il suo vero capolavoro. E così, nel 1893, prende una decisione drastica: uccidere Sherlock Holmes.
Nel racconto L'ultima avventura, Holmes affronta il suo arcinemico, il professor Moriarty, in un duello senza esclusione di colpi sulle cascate di Reichenbach, in Svizzera. Dopo un feroce corpo a corpo, i due uomini precipitano insieme nel vuoto.
Watson, che assiste solo agli eventi successivi, trova un biglietto d'addio lasciato dal detective. Holmes è morto. Fine della storia. Conan Doyle è finalmente libero. O almeno, così credeva.
Sherlock Holmes – Il Genio, il Sociopatico e il Risorto
Sherlock Holmes non è un uomo comune. Non è nemmeno un detective comune. È una macchina pensante con un cappotto, un osservatore implacabile che legge le persone come se fossero libri aperti, un uomo che può distinguere cento tipi di cenere di sigaro ma che fatica a ricordare che la Terra gira attorno al Sole. E non gli interessa affatto.
Nella sua prima apparizione in Uno studio in rosso, Watson rimane colpito dall'intelligenza del suo nuovo coinquilino, ma anche dalle sue stranezze. A un certo punto, dopo aver assistito a una delle sue brillanti deduzioni, prova a mettere alla prova la sua cultura generale e scopre con stupore che Holmes non sa nulla di astronomia. Quando gli spiega che la Terra gira attorno al Sole, Holmes risponde candidamente:
"Ora che lo so, farò del mio meglio per dimenticarlo."
Per lui, ogni informazione inutile è un peso. Il suo cervello è una soffitta in cui conserva solo ciò che gli serve per risolvere i crimini. Il resto viene eliminato senza rimpianti.
Un genio con lati oscuri
Conan Doyle non creò solo un investigatore formidabile, ma anche un uomo spigoloso, arrogante, quasi alieno nella sua freddezza. Holmes è un puro razionalista: non prova emozioni inutili, considera l'amore una distrazione, l'empatia un difetto e la vita sociale un fastidio. Quanto al denaro, gli interessa solo se può finanziargli nuovi esperimenti sulla chimica del sangue o sulla polvere da sparo.
Ma sotto la superficie di macchina perfetta, Holmes nasconde un lato più complesso. Il suo unico vero nemico non è Moriarty, ma la noia. Quando non ha un caso tra le mani, cade in stati di depressione profonda, chiuso nel suo appartamento al 221B di Baker Street, suonando il violino in modo ossessivo o, peggio ancora, iniettandosi una soluzione al 7% di cocaina.
Watson, da buon medico, cerca di dissuaderlo da questo vizio, ma Holmes risponde con indifferenza:
"La mia mente si ribella alla stagnazione. Date-mi problemi, date-mi lavoro, date-mi il più astruso dei cifrari o la più intricata delle analisi e sarò nel mio elemento. Ma odio la monotonia della vita."
È un uomo che non sa stare fermo, sempre alla ricerca di un enigma che lo tenga vivo.
Il mondo di Holmes: Londra tra nebbia e misteri
Il regno di Holmes è Londra, e non una Londra qualsiasi, ma quella della fine dell'Ottocento: una città avvolta nella nebbia, popolata da ladri, assassini, aristocratici corrotti e poliziotti incapaci. Scotland Yard si affida a lui perché nessun altro è in grado di risolvere certi misteri.
Accanto a lui, oltre all'inseparabile Watson, ci sono tre figure fondamentali:
L'ispettore Lestrade, il rappresentante della polizia ufficiale, sempre un passo indietro rispetto a Holmes, ma con abbastanza intelligenza da riconoscerne il valore.
La signora Hudson, la paziente padrona di casa del 221B Baker Street, che sopporta gli esperimenti chimici, le fughe notturne e le pallottole sparate in casa "per motivi scientifici".
Il fratello Mycroft Holmes, ancora più brillante di Sherlock, ma troppo pigro per muoversi da un club londinese dove trascorre le giornate a dedurre tutto ciò che accade nel mondo senza mai alzarsi dalla poltrona.
E poi ci sono le avventure. Quelle che hanno reso Holmes una leggenda.
Le avventure più celebri di Sherlock Holmes
Tra i molti casi affrontati dal detective, alcuni sono diventati capisaldi della letteratura poliziesca.
Uno scandalo in Boemia: L'unica volta in cui Holmes viene "sconfitto". Il cliente è nientemeno che il re di Boemia, che teme uno scandalo a causa di una fotografia compromettente con una donna affascinante e pericolosa: Irene Adler. Holmes tenta ogni trucco per recuperare la foto, ma Irene lo batte in astuzia e scompare, lasciandogli solo un biglietto di addio. Holmes, che non si è mai innamorato di nessuno, la chiama "la donna" per eccellenza.
Il mastino dei Baskerville: Una delle storie più inquietanti. Un'antica maledizione, un'enorme creatura che si aggira per la brughiera e un erede in pericolo. Holmes smaschera il trucco: il "mastino infernale" non è altro che un cane reso spaventoso con fosforo luminescente, usato per terrorizzare la vittima e spingerla verso la morte.
Il mistero della fascia maculata: Un omicidio perfetto, commesso con un'arma insospettabile: un serpente velenoso che striscia attraverso un condotto di ventilazione per uccidere nel sonno. Holmes intuisce tutto e, con un colpo di frusta, costringe il rettile a tornare dal suo padrone, che muore del veleno che voleva usare per uccidere.
Ma se Holmes è il miglior investigatore del mondo, servono avversari all'altezza.
Il più grande nemico: il professor Moriarty
Sherlock Holmes non ha bisogno di molti nemici. Gliene basta uno.
Il professor Moriarty appare in un solo racconto (L'ultima avventura), eppure il suo impatto è così potente che diventa l'arcinemico per eccellenza. Holmes lo descrive come "la mente criminale più pericolosa d'Europa", un uomo che non commette crimini direttamente, ma li orchestra come un ragno al centro della sua ragnatela. Moriarty è l'anti-Holmes: brillante, logico, spietato.
Il loro scontro sulle cascate di Reichenbach, in Svizzera, è l'epilogo perfetto: due menti superiori che si affrontano in un duello senza testimoni, fino a precipitare insieme nel vuoto.
Il mondo piange Holmes, Conan Doyle si libera del suo detective e… beh, sarebbe dovuta finire lì.
Ma non finì affatto.
Il ritorno del detective – e di Conan Doyle sotto ricatto popolare
Quando Conan Doyle uccise Sherlock Holmes nel 1893, pensava di essersene liberato per sempre. Ma non aveva fatto i conti con il pubblico.
La reazione fu isterica. Lettori in lutto indossavano fasce nere in segno di cordoglio. Il Strand Magazine perse migliaia di abbonati. Arrivarono lettere di minaccia. Un gruppo di signore benestanti scrisse all'autore chiedendo di "risuscitare immediatamente il povero Sherlock."
Per dieci anni, Doyle resistette. Scrisse romanzi storici, cercò di farsi ricordare per altro. Ma alla fine, il peso della pressione pubblica (e un'offerta economica irrinunciabile) lo convinsero a riportare in vita Holmes.
Nel 1903, con L'avventura della casa vuota, Sherlock Holmes risorge.
La spiegazione? Non era mai morto. Aveva solo inscenato la caduta alle cascate di Reichenbach e si era nascosto per anni per sgominare la rete criminale di Moriarty. Watson, che nel frattempo lo credeva morto e si era persino risposato, sviene dalla sorpresa quando lo rivede. I lettori, invece, esultano.
Il detective di Baker Street è tornato. E questa volta, non se ne andrà più.
Miti, Incongruenze e Leggende Apocrife
Sherlock Holmes è così radicato nell'immaginario collettivo che molte delle cose che crediamo di sapere su di lui… non esistono nei racconti originali. Alcuni dettagli sono stati aggiunti dagli illustratori, altri dagli attori teatrali e cinematografici, altri ancora sono semplici fraintendimenti diventati verità accettate. E poi, naturalmente, ci sono le incongruenze lasciate dallo stesso Conan Doyle, che non sempre si preoccupava della coerenza interna delle sue storie.
Per i lettori più attenti, scoprire queste discrepanze non è stato un deterrente, ma anzi, ha contribuito a rendere Holmes ancora più affascinante. Se le sue storie non sempre combaciano, forse è perché non sono semplici racconti, ma resoconti imperfetti di un narratore umano, il dottor Watson.
Il cappello che Holmes non ha mai indossato
Se si chiede a chiunque di disegnare Sherlock Holmes, è probabile che lo ritragga con il classico cappello deerstalker, quello da cacciatore di cervi con le due visiere. Il problema? Nei racconti originali, Conan Doyle non lo descrive mai con quel cappello.
L'iconografia nasce grazie a Sidney Paget, il primo grande illustratore delle avventure di Holmes per The Strand Magazine. Paget, probabilmente ispirato dalla moda dell'epoca, lo disegnò con quel copricapo in alcune scene ambientate in campagna. Il cappello fu poi adottato dagli attori teatrali e cinematografici, diventando parte integrante dell'immagine del personaggio.
Il deerstalker non è un cappello cittadino, ma un copricapo da campagna, adatto alle battute di caccia. In effetti, nelle rare occasioni in cui Holmes si avventura fuori Londra, Watson menziona vagamente un cappello adatto alla situazione, ma senza mai specificare che si tratti di un deerstalker.
Tuttavia, l'associazione è diventata così forte che oggi è impossibile immaginare Holmes senza il suo cappello da cacciatore.
"Elementare, Watson!" – La frase che non esiste
Forse il più grande fraintendimento della storia della letteratura: Sherlock Holmes non ha mai detto "Elementare, Watson" nei racconti di Conan Doyle.
Nei libri, Holmes usa spesso l'aggettivo "elementare" e altrettanto spesso si rivolge a Watson con il suo nome, ma mai nella combinazione precisa "Elementare, Watson."
La frase probabilmente nasce da un adattamento teatrale di William Gillette, uno dei primi attori a interpretare Holmes sul palcoscenico. Gillette introdusse diversi elementi che non appartenevano ai racconti originali, tra cui la pipa ricurva e il celebre "Elementare, Watson", che poi fu ripreso dal cinema e dalla televisione.
Nonostante non sia autentico, il motto è diventato così iconico che oggi sembra impossibile dissociarlo dal personaggio.
Le incongruenze di Conan Doyle – O la memoria difettosa di Watson
Se Sherlock Holmes è un investigatore infallibile, lo stesso non si può dire del suo autore. Conan Doyle scrisse le storie di Holmes per oltre quarant'anni e non sempre fu attento alla coerenza narrativa.
Alcune delle discrepanze più famose includono:
Il matrimonio di Watson: Nel racconto Un caso di identità, Watson afferma di aver sposato Mary Morstan e di essersi trasferito, lasciando Holmes solo al 221B Baker Street. Eppure, in molte storie successive, Watson è ancora inquilino di Holmes senza alcuna spiegazione.
Il talento musicale di Holmes: In Uno studio in rosso, Watson descrive Holmes come un violinista mediocre e frettoloso, mentre ne Il segno dei quattro, afferma che il detective suona in modo magistrale e appassionato.
Moriarty, il nemico fantasma: Moriarty viene presentato in L'ultima avventura come la mente criminale più geniale della storia, eppure compare in un solo racconto prima di morire. In tutte le altre storie precedenti, Holmes non lo menziona mai, come se non fosse mai esistito.
Di fronte a queste discrepanze, i fan più accaniti hanno sviluppato una teoria: Watson è un narratore inaffidabile. Dopotutto, è lui a raccontare le imprese di Holmes: e se avesse semplicemente sbagliato a ricordare qualche dettaglio?
Il mistero dell'ordine dei racconti
Un'altra curiosità è che le avventure di Sherlock Holmes non seguono un ordine cronologico preciso. Conan Doyle scriveva le storie senza preoccuparsi troppo della coerenza temporale, e così ci ritroviamo con casi ambientati prima della morte di Moriarty pubblicati dopo la sua "resurrezione."
Ad esempio:
L'avventura della casa vuota segna il ritorno di Holmes dopo la sua presunta morte, ma in racconti pubblicati successivamente, il detective affronta casi ambientati prima dello scontro con Moriarty.
Alcuni racconti fanno riferimento a eventi passati che non seguono una linea temporale precisa, creando una cronologia frammentata e a volte contraddittoria.
Questo ha portato i lettori a creare linee temporali alternative, cercando di mettere in ordine logico le avventure del detective. Il problema? Non esiste una soluzione definitiva. Holmes e Watson sembrano muoversi attraverso il tempo con una libertà che sfida ogni logica narrativa.
Le lettere indirizzate a Sherlock Holmes
Che Holmes sia diventato più di un semplice personaggio di finzione, lo dimostra un fatto curioso: ancora oggi, centinaia di lettere indirizzate a Sherlock Holmes arrivano al 221B di Baker Street.
La tradizione è iniziata già all'epoca di Conan Doyle, quando i lettori più appassionati scrivevano direttamente al detective per chiedergli aiuto su questioni personali o semplicemente per esprimere la loro ammirazione.
Negli anni, le lettere sono diventate un fenomeno culturale, con richieste di consulenza su misteri personali, ringraziamenti per l'ispirazione e persino confessioni di crimini (seppur di natura innocua).
La banca che un tempo occupava l'edificio al 221B di Baker Street aveva persino assunto un impiegato per rispondere alle lettere.
Ancora oggi, il flusso di corrispondenza non si è mai fermato, dimostrando che, per molte persone, Sherlock Holmes è ancora vivo.
Sherlock Holmes, Immortale
Sherlock Holmes ha risolto innumerevoli enigmi, ha svelato misteri indecifrabili e ha smascherato criminali di ogni sorta. Ma il suo caso più straordinario è senza dubbio la sua stessa immortalità.
Nato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle nel 1887, il detective di Baker Street avrebbe dovuto essere solo uno dei tanti protagonisti della letteratura poliziesca dell'epoca. Invece, è diventato l'investigatore per eccellenza, un modello che ha influenzato generazioni di autori e ha attraversato più di un secolo senza mai perdere il suo fascino.
Ma perché Holmes è ancora così amato? Cosa lo rende eterno?
Un detective sempre attuale
La prima risposta sta nel suo metodo di indagine. Holmes non si affida alla fortuna o all'intuizione mistica: il suo pensiero è scientifico, razionale, basato su prove concrete. La sua deduzione non è magia, ma logica pura.
In un mondo in cui la verità è spesso offuscata da informazioni contraddittorie, la mente di Holmes rappresenta un faro di chiarezza. In ogni epoca, la sua figura continua a esercitare un fascino irresistibile: quando tutto sembra caotico e inspiegabile, Holmes dimostra che ogni enigma può essere risolto con il ragionamento.
E poi c'è lui, Sherlock Holmes come uomo.
Non
è un detective perfetto, anzi, è pieno di difetti.
È arrogante, antisociale, spesso insopportabile. Ma è proprio
questa umanità complessa a renderlo irresistibile.
La sua freddezza, la sua insofferenza per la banalità, la
sua incapacità di provare emozioni convenzionali lo rendono un
outsider geniale, un uomo che appartiene a un altro livello della
realtà.
Quando Holmes entra in una stanza, vede tutto ciò che agli altri sfugge. Nel racconto Il mistero della Valle Boscombe, osserva un uomo e dice a Watson:
"Il fatto che abbia camminato nel fango con la scarpa sinistra, ma non con la destra, ci dice che ha sceso un sentiero inclinato con il fianco sinistro verso la collina; inoltre, il suo bastone è usurato solo da un lato, quindi lo usa sempre con la stessa mano. Da ciò si evince che è zoppo e che la sua tenuta si trova a est del lago."
Watson rimane sbalordito. I lettori anche.
Dal libro al mito
Quando Conan Doyle tentò di ucciderlo, il mondo reagì con indignazione. E quando lo resuscitò, Holmes tornò non più come un semplice personaggio, ma come una leggenda.
Da allora, il detective ha vissuto decine di vite, adattandosi a ogni epoca e a ogni medium.
Lo ritroviamo in:
Cinema e televisione, con interpretazioni che vanno dal classico Jeremy Brett, che molti considerano il più vicino al personaggio originale, al più moderno Benedict Cumberbatch, che ha trasportato Holmes nel XXI secolo.
Fumetti e graphic novel, dove è stato reinventato persino in versioni fantascientifiche o steampunk.
Libri e apocrifi, con nuovi casi scritti da autori che hanno raccolto l'eredità di Conan Doyle e hanno immaginato Holmes in situazioni inedite, come combattere Jack lo Squartatore o scontrarsi con il Dr. Jekyll.
Videogiochi, serie radiofoniche e podcast, che continuano a esplorare il suo universo e a proporlo a nuove generazioni.
Holmes è sopravvissuto all'epoca vittoriana, al cinema muto, alla radio, alla televisione, a Internet, persino alla realtà virtuale. E ogni volta, il pubblico ha continuato ad amarlo.
Un'icona senza tempo
Ma non è solo una questione di adattamenti. Holmes è entrato nella cultura collettiva in modo così profondo che sembra reale.
Il suo nome è sinonimo di intelligenza e deduzione. Ogni volta che qualcuno risolve un problema con la logica, viene chiamato "un piccolo Sherlock Holmes". Il concetto di "detective privato geniale" esiste grazie a lui.
E non è solo una questione di riferimento culturale. Holmes è diventato un simbolo.
Un simbolo della razionalità, in un mondo in cui le informazioni sono sempre più complesse e difficili da decifrare.
Un simbolo dell'osservazione e del pensiero critico, qualità che oggi, nell'era delle fake news e della disinformazione, sono più preziose che mai.
Un simbolo dell'outsider brillante, l'uomo che non si adatta alle convenzioni sociali ma che, proprio grazie a questo, riesce a vedere più lontano degli altri.
Holmes non è solo un personaggio di finzione. È un'idea, un modello di pensiero, un faro nel buio.
Il detective che non muore mai
Forse il segreto dell'immortalità di Holmes è proprio questo: non appartiene solo ai libri di Conan Doyle.
È qualcosa di più grande. È un simbolo della mente umana che cerca di dare un ordine al caos.
E così, mentre il mondo cambia, mentre la tecnologia avanza e i casi criminali diventano sempre più sofisticati, Sherlock Holmes continua a osservare, a indagare e a risolvere enigmi.
Perché, come direbbe lui stesso:
"Il gioco è ancora aperto."
Madama Celestina